E' online il numero di Gennaio de l'Alpin de Trieste
La copertin adel numero di Gennaio de L'Alpin de TRieste è dedicata alla convocazione dell'annuale assemblea dei Soci della Sezione e del Circolo Culturale Alpini
a Pag.2 ricordiamo il decimo anniversario della scomparsa di Ottavio Bomben, pittore molto affermato, con una rassegna dei disegni che spesso realizzava per questo giornale.
Continuano i riconoscimenti, dopo ben 72 anni, dei Caduti sul Fronte Russo, della storia di uno di loro ci parla Livio Fogar a pag.6
A pag.8 Diego Capponi ci racconta una bella Storia di Alpini e Alpinità dal titolo "La bara di Moggessa", ennesima testimonianza dell'integrazione tra Alpini e cittadinanza e dei valori che la vita e la Naja insegnavano ... ( quella volta !)
A pag.10 altro "ricordo" di Arrigo Curiel, questa volta ci racconta la storia di quanto avvenne a Mali Trebeschines.
A pag.12 Giorgio Micol ci parla del Raduno degli AUC del 41 Corso ad esattamente 50 anni dall'inizio della loro avventura ad Aosta .
Dopo i "Calci del Mulo" e i ringraziamenti del Presidente Fabio Ortolani ai Volontari di Protezione Civile che hanno prestato la loro opera per tenere aperto al pubblico il Sacrario di Oslavia e successivamente per l'assistenza ai rifugiati presso il capannone di via Rio Primario a Trieste, l'ormai consueto , a pag. 16 , "Com'era ...com'è", confronto fotografico a distanza di un secolo dei luoghi della Prima Guerra Mondiale ( e non solo) di Giuliano Bianchi.
A pag.24 un pezzo di Giampaolo Pansa sul Giorno del Ricordo sul comportamento spesso ignobile cui vennero sottoposti i profughi Giuliani e Dalmati da parte di una classe politica, la stessa che ora professa pace ed accoglienza verso i "nuovi profughi" ma che allora non esitò a buttare sui binari il latte destinato ai bambini che affrontarono il viaggio su freddi treni o sindacati che minacciarono scioperi generali se i treni di profughi ( e quelli erano profughi veri, non come quelli che vediamo oggi in Tv ...) si fossero fermati nelle stazioni per far rifocillare quella povera gente che aveva un'unica colpa : Essere ITALIANI !
Purtroppo anche questo numero lo chiudiamo con una brutta notizia : Ha appoggiato lo zaino a terra Nino Comin, Alpino della Monte Cervino, sopravissuto al soggiorno in quello che lui chiamava 2 il suo Hotel " , ovvero la Risiera di San Sabba dove, sul muro di una cella , si può ancora leggere la frase da lui incisa " Qui dormì Comin Nino Trieste - della 1A Cmp. Julia - disarmato a Fiume il 18 /IV/45 - arrivato a S.Sabba la sera del 21/IV/45 - uscito da queste mura il ..." , valido collaboratore di questo giornale, Corista e , permettetemi un anota personale, grande amico ! " Ciao Nino , el "sposin", come mi chiamavi tu nonostante fossero passati 11 anni dal mio matrimonio, te saluda"
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