Gli albori della nostra avventura
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- Pubblicato: 08 Giugno 2020
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Costituito ed organizzato nel corso dell’anno 1985, il nucleo di Protezione Civile della Sezione ANA di Trieste viene ufficialmente iscritto nei Ruoli del Volontariato di PC della Prefettura e della Regione FVG nel mese di dicembre, ed è pienamente operativo dal 1° gennaio 1986. Articolato su quattro squadre per assicurare il ricambio in turni successivi e con personale già preparato ed addestrato, è destinato a fare da supporto logistico della colonna mobile della Croce Rossa Italiana.
Il nucleo viene ospitato nel magazzino messo cortesemente a disposizione dall’alpino Edo Magnarin. E’ la sistemazione ideale: ampio magazzino coperto, comodi uffici e servizi, un grande cortile con elettricità ed acqua.
La legge 363 del 27/7/1984, anche se ancora mancante dei decreti attuativi, mette comunque le organizzazioni di PC in grado di operare. Prevede, tra l’altro, il risarcimento al datore di lavoro per le mancate prestazioni professionali dei volontari ed il rimborso per le spese dei volontari durante gli interventi di PC. Non è previsto però il rimborso per le attrezzature acquistate e neppure per vitto ed alloggio.
Per il nostro nucleo il 1986 passa attendendo la prontezza della colonna mobile della CRI, facendo esercitazioni e piccoli interventi, affinando la preparazione del personale ed arricchendo le attrezzature (a nostre spese).
IL 1987 è un anno cruciale. Non essendo ancora pronta la colonna mobile della CRI, si rinuncia a quel progetto e si diventa supporto logistico al “Gruppo d’Intervento Medico Chirurgico ANA”, ossia all’ospedale mobile dell’ANA in via di approntamento a Bergamo (presso l’aeroporto di Orio al Serio).
Nei giorni 30 e 31 maggio il nostro nucleo partecipa alla grande esercitazione “ANA2” in Val Seriana (Rovetta), ma da luglio a settembre ha il suo battesimo del fuoco … anzi, dell’acqua e del fango: il 18 luglio un eccezionale nubifragio provoca tragiche inondazioni, frane e colate di fango che provocano 53 morti e migliaia di sfollati nell’alta Valtellina. La Protezione Civile dell’ANA interviene con 40 Sezioni, tra cui quella di Trieste con due turni di 12 volontari ciascuno.
L’impegno dei 12 triestini è tale che la nostra Sezione risulta al 14° posto come giornate/lavoro tra le 40 dell’ANA.
Il 29 luglio il Presidente nazionale Caprioli così si esprime: “E’ ora di finirla con i monumenti all’alpino, con le grigliate non stop di quattro settimane, eccetera. Mi impegno a far sì che tutto lo sforzo finanziario dell’ANA sia rivolto alla Protezione Civile, a costo di aumentare il canone annuo. Solo così potremo avere una struttura pronta, organizzata ed autosufficiente.”
E’ un anno di grande entusiasmo ed i vertici del nostro nucleo con Merson in testa partecipano attivamente alle riunioni ed alle discussioni ai più alti livelli alpini a Milano ed istituzionali alla Regione FVG. Le nostre squadre si rendono prontamente disponibili per varie necessità e richieste anche delle altre Sezioni e Gruppi. Merson annota (L’Alpin de Trieste – Gennaio 1988 - n.39) “Cresce così la nostra immagine in campo nazionale, caratterizzata dalla nostra disponibilità verso gli altri, che ormai hanno capito che rivolgersi a noi in caso di bisogno, vuol dire avere come risposta certa: non è un problema”.
Ma non manca qualche avversità ed amarezza: per mancanza di fondi il nostro processo di strutturazione ha una battuta d’arresto, il furgone 4x4 promesso dalla Cassa di Risparmio non è ancora arrivato e non se ne hanno notizie, e la nostra richiesta di finanziamento della Regione FVG è dispersa nei meandri della burocrazia. Alla fine il sospirato finanziamento arriva e riusciamo ad acquistare un camion di seconda mano.
Intanto l’ospedale mobile G.I.M.C. (Gruppo d’Intervento Medico Chirurgico) è pronto e nei giorni dal 18 al 21 febbraio 1988 viene presentato ed esposto a Milano. All’esposizione partecipa anche il nucleo logistico di Trieste con i nostri furgoni e le nostre tende nelle quali viene allestita una mostra fotografica.
Ma l’attuale impegno non ci basta. Vogliamo espanderci, e da aprile 1988 accanto al nucleo di Supporto Logistico sorge il Gruppo d’Intervento Medico Pediatrico (che verrà integrato nell’ospedale mobile) composto da 19 persone tra medici e paramedici. Il nucleo completo viene presentato nel campo Enel di Padriciano una prima volta informalmente ai nostri soci ed ai loro familiari il 4 e 5 giugno, con possibilità di pernottamento in tenda per i visitatori, e successivo rancio alpino, e poi in modo ufficiale il 10 luglio alla presenza del Prefetto, della SOGIT e di un centinaio di intervenuti.
Alle 11:40 del 7 dicembre 1988 un catastrofico terremoto sconvolge la parte settentrionale dell’Armenia, con epicentro la città di Spitak nel Caucaso armeno, causando un elevato numero di morti e distruzioni. In quel periodo c’era ancora la Guerra Fredda, ma l’Unione Sovietica cominciava a scricchiolare. In Armenia da oltre un anno c’erano gravi disordini politici interni, contro il potere di Mosca e contro i vicini Azeri e, come sempre succede in simili casi, le notizie sono sempre controllate e vagliate. Per questo motivo non si mai venuti a conoscere il numero dei morti che furono certamente più di 25.000, ma qualcuno parla di 50.000. Tra città e paesi 58 furono distrutti completamente
ed altri circa 300 pesantemente danneggiati.
Il sisma fu di una tale violenza che il terreno per una fascia di una sessantina di chilometri risultò essersi abbassato di oltre un metro (tra 1 e 1,60).
Nonostante il clima politico arroventato la solidarietà internazionale si mosse subito. Tra le varie nazioni che diedero il loro aiuto non poteva mancare l’Italia ed ovviamente non poterono mancare gli alpini. L’ospedale mobile fu caricato su una fila di camion che furono imbarcati a Civitavecchia e sbarcati a Poti sul Mar Nero da dove proseguirono attraverso la Georgia per 600 chilometri fino ai sobborghi di ciò che era rimasto di Spitak, ad un’altitudine di 1700 metri.
Con aerei militari il personale (una cinquantina di persone tra medici, paramedici e logistici) viene portato a Erevan e da lì con corriere ed autobus fino all’ospedale degli alpini che comincia subito ad operare. I turni saranno di 15-18 giorni e verranno sempre aerotrasportati da Orio al Serio (Bergamo) ad Erevan dai velivoli dell’Aeronautica Militare Italiana.
Il servizio a Spitak dura tre mesi e cura non solo i traumatizzati dal terremoto, ma molta altra gente che arriva da varie parti dell’Unione Sovietica, anche da lontano per farsi visitare e curare dagli alpini. Il piccolo ospedale sul Caucaso diventa famoso e viene citato e lodato anche dalla Pravda. (1)
In totale all’intervento in Armenia hanno partecipato oltre 400 tra alpini ed amici. Una notevole parte del nostro materiale viene lasciata a Spitak per l’ospedale che continuerà a funzionale con personale locale.
Alla fine del 1989 Gabrio Merson conclude il suo mandato ed il nuovo responsabile del nucleo è il generale Bruno. Merson continua però ad occuparsi di Protezione Civile quale Delegato Regionale.
Purtroppo il periodo sotto il generale Bruno è breve: una brutta malattia ce lo porta via. Al suo posto viene nominato Luigi Gerini.
Negli anni successivi il nucleo di PC di Trieste continua ad effettuare esercitazioni, a migliorare l’equipaggiamento ed inizia a dedicarsi alla prevenzione antincendio in Carso d’accordo con l’assessore regionale alla Protezione Civile. Si riesce ad ottenere il rimpiazzo di tutti i nostri materiali lasciati in Armenia.
Dall’inizio del 1993 non è più disponibile il magazzino di Edo Magnarin in Androna Sant’Eufemia e si deve traslocare con tutto il nostro materiale nella Caserma Beleno presso i Vigili Urbani.
Uno spiacevole dissapore esistente da anni tra la Sezione ed una parte del nucleo Protezione civile si acuisce e crea una piccola crisi istituzionale. Nell’autunno del 1995 il Presidente della Sezione risolve definitivamente questa lunga diatriba ponendo un aut aut: o ci si adegua allo Statuto, al regolamento ed alle decisioni del Consiglio Direttivo, oppure si è fuori dalla Sezione. (2)
Perdiamo così una parte del nucleo di Protezione Civile (soprattutto Amici degli Alpini) e, siccome molti di loro erano nostri coristi, perdiamo anche il Coro.
Mentre per il Coro ci vorranno tre anni per averne uno nuovo, la Protezione Civile, rimpinguati i ranghi, continua la sua attività che – per il momento – è principalmente rivolta alla prevenzione antincendio in Carso, pur rimanendo pronta ad ogni intervento in caso di necessità. Il compito, affidatoci dalla Direzione Regionale della PC (Ispettorato Ripartimentale per le Forese e Parchi), consiste nel rendere agibili ai mezzi antincendio i sentieri ritenuti utili a tale scopo, liberandoli dalla vegetazione e ripristinando il fondo stradale e gli eventuali muretti di delimitazione.
Dal 29 giugno al 13 luglio 1996 la PC della nostra Sezione è impegnata in soccorso alle popolazioni della Versilia colpita da una spaventevole alluvione. Alla missione hanno partecipato, in due turni settimanali, due squadre dei nostri volontari.
Il 26 settembre 1997 un terremoto semina distruzione e morte in Umbria e nelle Marche. Il giorno dopo i nostri volontari erano già sul posto ed hanno continuato la loro attività fino al 25 ottobre quando gli ultimi sono rientrati a Trieste, ma il 21 novembre un’altra nostra squadra deve tornare sul posto perché c’è ancora bisogno di aiuto.
Bur
Note:
- L’ordine pubblico veniva tenuto dalla polizia militarizzata della vicina Georgia. Tra alpini ed agenti georgiani nacque una cameratesca amicizia. Un giorno vennero a salutarci tutti euforici: inaspettatamente e senza preavviso venivano richiamati in patria ed erano felici di tornare a vedere le loro famiglie.
Se avessero conosciuto il motivo del loro rientro forse non sarebbero stati così felici. La endemica inimicizia tra la Georgia ed i separatisti dell’Ossezia del Sud si era molto aggravata, infatti pochi mesi dopo sfociò in un conflitto armato con molti morti e feriti.
- Vedasi “L’Alpin de Trieste” n.65 – gennaio 1995 – Editoriale “Autunno” del Presidente Aldo Innocente.